STUDIO PSICOLOGIA PESARO. “Sentirsi inferiori agli altri. Stimolo o blocco per la crescita personale?”
Cosa significa sentirsi inferiori agli altri? Significa non sentirsi mai all’altezza della situazione, capaci di affrontarla, sicuri di sé e delle proprie possibilità anche quando il compito non richiede grandi sforzi o quando ci si è preparati a dovere per una buona riuscita. Sentirsi incapaci mentre agli altri tutto riesce bene, lo sport, lo studio, la professione, le relazioni e come se le personali incapacità si trasformassero in successo per gli altri. Così, più gli altri hanno successo e più ci si sente incapaci e viceversa con un rapporto stretto tra sé e gli altri che si rafforza reciprocamente. Un confronto che indebolisce la propria immagine piuttosto che stimolarla ad essere migliore
Nel sentirsi inferiori coesistono due
concetti: uno di autosvalutazione nei confronti di se stessi e delle
proprie possibilità l’altro di confronto con chi ci è vicino e riflette
un’immagine di sé sempre perdente. Questi due elementi, di autosvalutazione e
confronto, si legano indissolubilmente tra loro formando un unico groviglio
emotivo. Proviamo a separarli per riconoscerli, identificarli e comprenderli
meglio.
L’autosvalutazione, cioè la percezione di sé inferiore a quella reale, nasce da una scarsa fiducia nelle proprie possibilità. Ha origini antiche, nell’infanzia, dove una educazione critica fatta di giudizi negativi, punizioni eccessive e poche ricompense, sovrastima dei fallimenti piuttosto che dei successi si è incontrata con la personalità in formazione di un bambino sensibile, fragile, attento al giudizio degli altri e poco a quello personale perché troppo dipendente dal mondo degli adulti.
Il confronto, non è di per se una
condizione negativa per l’uomo, anzi è naturale e necessaria alla formazione
dell’identità personale: fin dai primi mesi di vita, per il riconoscimento di
sé come diverso dall’altro e per la costruzione della personalità (pensiamo
agli adolescenti che diventano adulti e indipendenti grazie al
confronto/scontro con i propri genitori). Il confronto di cui parliamo quando
c’è un senso di inferiorità, è quello che riflette sempre, o quasi, un’immagine
perdente, di fallimento, di incapacità. E’ un confronto al negativo che nasce dalla scarsa fiducia che
gli altri significativi (mamma, papà, altri educatori) hanno nutrito verso un
bambino insicuro ma capace di leggere negli occhi dell’adulto un
incoraggiamento insufficiente o assente. E’ il confronto negativo che spesso
gli adulti usano pensando di stimolare il bambino a fare meglio o a dare di più
con il risultato di ottenere proprio l’effetto contrario perché non rispetta le
caratteristiche e differenze di ogni individuo (es. “Tuo fratello ha fatto
tutti i compiti tu cosa aspetti?”; “Hai visto la tua amica Giulia, com’è brava
e ordinata”; “Io, alla tua età, ero già capace di allacciare le scarpe da solo,
quanto ci vuole ad imparare!”).
Cosa può fare un adulto che sente di
essere inferiore agli altri? Un adulto non può certo tornare indietro,
nel suo passato, per riparare agli errori di valutazione ormai vissuti ma può
lavorare per modificare la percezione che ha di sé nella sua vita attuale. I
punti critici sui quali lavorare sono diversi:
- l’autostima ovvero il riconoscimento dei propri punti di forza, delle capacità, ma anche degli interessi e degli stimoli positivi. Se la prima risposta che avete da dire è “Ma io non ne ho di capacità ne tantomeno di interessi” beh, allora il vostro primo compito è la ricerca, ognuno di noi ha dei punti di forza e interessi e questo è un dato di fatto, chi pensa di non averne è perché non ha cercato abbastanza o è rimasto in superfice. Quindi la parola d’ordine è cercare e andare a fondo;
- Il
confronto realistico ovvero
l’importanza di guardare agli altri per quello che sono non per come li
immaginiamo. L’altro non è un nemico che prosciuga le nostre energie né
tantomeno un essere ideale e perfetto. E’ semplicemente una persona con i suoi
pregi e limiti. E’ importante restare fedeli alla realtà e per ogni capacità
riconoscerne anche i difetti;
- Imparare dagli altri ovvero la capacità di trarre risorse positive per sé dal confronto con gli altri. L’imitazione è un importante mezzo di apprendimento e crescita; certo non l’imitazione intesa come copia dell’altro ma come fonte di idee, riflessioni e trasmissione di apprendimenti da selezionare e trasformare in base alle proprie necessità e differenze;
- Consolidare
l’identità ovvero riconoscere e definire gli aspetti
della propria personalità per renderla più forte, salda e sicura.
E poi ci sono altri punti su cui
riflettere
ma sono diversi caso per
caso.
Una regola che vale per tutti è
ritrovare quelle certezze che
aiutano a
costruire la sicurezza necessaria ad
avere fiducia in se stessi
per poter dare il meglio di
sé
nel rispetto delle proprie caratteristiche.
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Dott.ssa Katjuscia Manganiello | Psicologa Psicoterapeuta
Studio
di Psicologia e Psicoterapia
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